Progetto Faro

PROGETTO FARO

 

In qualsiasi ambito, da quello propriamente formativo, al lavoro, all’individuazione di idonei percorsi di inserimento educativo-professionale, in particolare per ciò che riguarda il target specifico dei migranti ospitati presso i centri di accoglienza, l’orientamento tranne alcune esperienze positive, e anche innovative, come ad esempio nel caso di Mestieri Lombardia, mostra un grande ritardo e una evidente fragilità.

Non si tratta solo di criticità legate alla scarsa diffusione di una discussione o condivisione rispetto alle modalità del riconoscimento delle competenze, della loro certificazione, del bilancio delle stesse o rispetto alla scelta dei contenuti da dare all’orientamento, ma soprattutto all’assenza di una relazione di rete, per cui al di là degli attori che hanno una specifica competenza in materia (Enti certificatori o CPIA), gli altri attori che fanno parte del sistema – come ad esempio quelli che gestiscono le tradizionali filiere del percorso educativo - non riescono ad attivare o non sono nella possibilità di attivare percorsi che si inseriscono nella prospettiva di chi fa orientamento per competenza istituzionale.

Due esempi paradigmatici in questo senso: il primo, colto dal progetto Fra Noi (Finanziamento FAMI - Obiettivo nazionale 1. Accoglienza/ Asilo - lett.c) Potenziamento del sistema di 1° e 2° accoglienza), ha permesso di rilevare che l’ambito dell’accoglienza dei flussi migratori forzati spesso non è in connessione con il mondo dell’orientamento e ciò determina interventi che non solo rischiano di non essere tarati sui bisogni effettivi dei beneficiari ma anche di essere privi di condivisione e di quel respiro di rete che solo può garantire efficacia a tali interventi. Il secondo, rilevato dal progetto CREI (Finanziamento FAMI – Obiettivo Specifico 2.Integrazione/Migrazione legale - Obiettivo nazionale 3. Capacity building - lett. j) Governance dei servizi), ha permesso di evidenziare come i diversi soggetti che sono chiamati a condividere la responsabilità della costruzione del progetto di orientamento non sono quasi mai in rete, e se lo sono ciò si realizza in forme parziali, spesso diadiche, senza una prospettiva allargata e condivisa.

Ma questa assenza di una cultura di rete nel settore dell’orientamento si traduce anche nell’impossibilità di operare nel segno di una valutazione allargata delle prassi e degli strumenti utilizzati dagli attori coinvolti, e dunque nell’impossibilità di misurare l’efficacia degli interventi adottati. Se ogni attore coinvolto nell’orientamento è determinato dai linguaggi, metodologie e prassi di lavoro strettamente connessi al proprio ambito di intervento, la valutazione che farà non potrà essere che parziale, viziata dalla propria visuale di osservazione e dunque confinata agli specifici obiettivi della propria mission. Capire invece che cosa non funziona nella modalità di lavoro e dove le criticità e i punti di tensione del sistema si manifestano, questo non può che essere il frutto di una meta osservazione che trascende dalla propria funzione e che sappia perciò oltrepassare le mansioni connesse al proprio ruolo, realizzando un passaggio dalla funzione all’obiettivo. In questo senso, la responsabilità condivisa e non delegabile vuole anche dire che la responsabilità nei confronti del beneficiario dell’intervento di orientamento va oltre quanto appartiene ai compiti connessi al proprio ruolo e in assenza di una rete ben funzionante è assai difficile operare in accordo a tale spirito. Ma è anche vero il contrario, che senza tale spirito è assai difficile attivare reti ben funzionanti.

OBIETTIVO GENERALE

Obiettivo generale del progetto Faro è quello di sperimentare a livello regionale (Lazio) e provinciale (Monza Brianza) la costruzione di un sistema integrato di rete che risponda ai bisogni di orientamento, formazione e lavoro dei titolari protezione internazionale e di esportare quanto modellizzato, attraverso un mirato processo di reingegnerizzazione, al sistema dell’orientamento e formazione della Regione Puglia, per procedere successivamente ad una capillare diffusione delle risultanze ottenute su dimensione nazionale.

Il progetto intende dunque avviare un’azione di capacity building che agisca:

  1. Sul fronte culturale: l’orientamento come processo integrato e condiviso tra attori differenti;
  2. Sul fronte operativo, sostenendo la logica del lavoro di rete, in coerenza con i bisogni e le criticità individuate;
  3. Sul fronte degli strumenti, definendo strumenti di orientamento modellizzati sul target di riferimento.

OBIETTIVI SPECIFICI

Gli obiettivi specifici dell’intervento riguardano:

  1. Sostenere i soggetti deputati all’orientamento e formazione, congiuntamente a quelli dell’accoglienza, identificandone le necessità operative connesse dall’attivazione di una rete comune;
  2. Attivare innovativi percorsi formativi e di scambio per la rete dei soggetti coinvolti rispettivamente nei territori di Lazio e Monza Brianza;
  3. Costruire e sperimentare prassi operative condivise sul tema dell’orientamento, formazione e avvio al lavoro, da sperimentare on the job;
  4. Contaminare i diversi contesti territoriali per far crescere il sistema, attraverso l’attivazione di momenti transregionali di scambio e di approfondimento per il trasferimento delle competenze;
  5. Rafforzare il sistema dell’orientamento formativo e professionale a livello nazionale attraverso la messa a disposizione di materiali e strumenti.